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Come gestire le criticità del CV: dalla durata del corso di studi ai "buchi" temporali

Illustrazione raffigurante due persone che conversano

Come gestire le criticità del CV: dalla durata del corso di studi ai “buchi” temporali

Uno dei consigli più frequenti richiesti dai nostri candidati riguarda il modo in cui gestire alcune criticità del curriculum. Cercheremo di dare, in questa occasione, alcuni suggerimenti su come affrontare – nel CV e nel colloquio – alcuni aspetti critici del proprio percorso.

Come gestire le criticità del CV

La durata del corso di studi

Il tema più richiesto è senza dubbio la durata del corso di studi, aspetto su cui i recruiter puntano l’occhio. La conclusione a cui spesso si giunge in modo affrettato davanti ad un diploma conseguito in sette anni o ad una laurea triennale ottenuta nel doppio del tempo è che la risorsa sia poco avvezza allo studio, magari più orientata al divertimento che alla costruzione di un proprio percorso, non focalizzata sui propri obiettivi, poco rigorosa e via dicendo.

In realtà, i motivi per cui un corso di studi può durare più a lungo del previsto possono essere tanti e diversi: c’è chi lavora di giorno e ha poche ore per studiare di sera, c’è chi deve assistere un familiare e non ha modo di frequentare i corsi, c’è chi si scontra con problemi di salute, chi cambia indirizzo di laurea… Ecco che allora il ritardo nel conseguimento del titolo assume un altro aspetto e non diventa aprioristicamente elemento di giudizio negativo del candidato.

La durata degli studi è per tutti i recruiter, anche per noi di Jobmetoo, un aspetto su cui si indaga: ecco che un’indicazione chiara nel CV, o un breve accenno nella presentazione di sé, può spiegare quello che appare come un punto di debolezza e non lasciare incertezze o, peggio, impressioni negative, in una prima lettura del CV.

I “buchi” temporali

Atra criticità potrebbe esser causata dai cosiddetti “buchi” temporali. Il recruiter, nel leggere un curriculum, fa caso alla cronologia di studi ed esperienze, ed è nel susseguirsi delle date che può trovarsi davanti ad un buco temporale nel CV.

Con questa espressione, chi si occupa di recruiting, intende un periodo ingiustificato, più o meno lungo, tra due date che generalmente si riferiscono ad esperienze di lavoro.

Il buco nel CV è un elemento che desta sospetti, soprattutto se di lunga durata (oltre l’anno), che fa nascere a priori dei dubbi sul candidato. Diventa quindi fondamentale, per evitare che le incertezze sul CV prevalgano sugli aspetti positivi, motivare e spiegare le interruzioni. Noi di Jobmetoo abbiamo piena consapevolezza che dietro ad uno spazio bianco possano esserci motivi di salute o problematiche legate alla L.68/99, oltre, naturalmente, alle comuni difficoltà nella ricerca del lavoro.

In realtà, spesso quei “vuoti” celano lavori saltuari o temporanei, attività di formazione o, ancora, in attività di volontariato. In tutti questi casi, il nostro suggerimento è di inserire comunque l’esperienza o, in caso di effettivo buco, di anticipare in sintesi, nella lettera di presentazione o in sede di colloquio, quali possano essere le ragioni.

Insomma, per far fronte a tali criticità, il nostro consiglio è quello motivare – a voce o tramite breve presentazione scritta – eventuali punti di debolezza del CV vivendoli come un’occasione per raccontarvi. La cosa importante da tenere a mente è che non si tratta di giustificarvi quanto, piuttosto, di spiegare chi siete, il vostro percorso, le vostre caratteristiche, le vostre necessità, le vostre capacità di raggiungere – malgrado le difficoltà incontrate – i vostri obiettivi.

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